Da quando ti ho conosciuta, vivo per amarti. Prima di te, non vivevo. Esistevo e basta. Io sono nato per amarti…
Quando ho letto l’incipit del romanzo di Sabrina Rondinelli, “Il contrario dell’amore”, edito da Indiana, ho pensato che l’autrice avesse scelto di raccontare la sua storia partendo da un lieto fine, da quando tutto era già compiuto e buttato alle spalle. Sapevo che avrei fatto i conti con una storia di stalking e non nascondo che avevo una sotterranea tensione/adrenalina nell’attesa di vivere, con la protagonista, le fasi di questa dura vicenda. Così, quando ho letto quelle parole da innamoramento senza se e senza ma, ho tirato un sospiro di sollievo.

Io ti amo. Ti amo oltre ogni limite.
Ma dietro quelle parole, dietro quella parvenza di bellezza, era nascosta la più subdola delle bugie: l’ossessione dell’altro, la voglia di possesso, la mania del controllo, la manipolazione, il narcisismo. Ciò che amore non è. Perché lo stalking è questo: il più grande tranello dell’amore, il non amore che si finge tale creando una gabbia da cui è difficile scappare.
In questa gabbia si ritrova Eva, la protagonista del romanzo, giovane donna e ragazza-madre. Accanto a lei, in un racconto corale in cui le tante storie si affiancano e si intrecciano alla vicenda centrale, connotandola attraverso le similitudini e le opposizioni tra i diversi personaggi. Troviamo Nina, la figlia di sei anni che non gioca con le bambole e ama i supereroi; le signore del negozio per parrucchiera in cui Eva lavora – Katia, che non vuole fare la shampista a vita e cerca di entrare nel mondo della televisione; Polina, che condivide con la protagonista un segreto doloroso. I genitori di Eva, la sorella perfetta e un fratello evocato e quasi mai visto. E poi altri personaggi su cui si stagliano due figure, due uomini, che segnano con un fil rouge il cammino della protagonista lungo il romanzo.
Il racconto si snoda a due voci – quella di Eva e quella del narratore, in un procedere che mi ha tenuta incollata alle pagine del libro fino alle 2 di notte – attraverso le quali il lettore vive l’evoluzione/involuzione di un rapporto persecutorio che la protagonista stenta a riconoscere. Così, con uno stile immediato e un ritmo serrato e sincopato – che segna la presenza dello stalker quando si staglia sulla scena –, la protagonista non può che giungere a questa amara conclusione:
Allora non ti ama. Il suo non è amore. È il contrario dell’amore. È violenza.
Facendoci immergere in una storia che prende le mosse da un’esperienza autobiografica, Sabrina Rondinelli ci racconta uno dei fenomeni che maggiormente marcano l’attualità: lo stalking. Cos’è allora l’amore? Qualcosa che si legge nei manuali? Un sentimento di cui parlano i filosofi? L’esperienza più bella che si possa vivere? Ce lo dice l’Autrice stessa, nella dedica del romanzo:
A mio padre, che mi ha insegnato che l’amore inizia dal rispetto.