Quando ho visto per la prima volta il libro di Jojo Moyes ho pensato che fosse un classico da blockbuster, una storia romantica da dare in pasto ai botteghini o poco più. Ma ho voluto/dovuto leggere due volte Io prima di te, senza riuscire a staccarmene, intervallandolo con il suo seguito – Dopo di te – per fare entrare in profondità questa storia (è accaduto già alla prima lettura) e “accettarla” (e questo ho provato a farlo la seconda volta che l’ho letto).

Il bestseller di Jojo Moyes – edito in lingua originale nel 2012 da Penguin, in Italia da Mondadori nella traduzione di Maria Carla Dallavalle – ti entra dentro con una semplicità disarmante. Lo fa mentre si succedono i diversi personaggi con le loro storie, tra problemi e debolezze, nella quotidianità di vite molto comuni. E proprio questa normalità – la piaga degli esodati, la disoccupazione, la fine di un matrimonio, la mancanza di una prospettiva per tanti giovani, l’incapacità di inseguire un progetto di vita perché impossibile anche solo da sognare – è il primo elemento che ha fatto vacillare il mio originario (e ingiustificato) pregiudizio. Eppure non è stato l’elemento “sociologico” ad accendere il mio desiderio di leggere fino in fondo ininterrottamente. Dinanzi a Will e Louise, al loro scontro/incontro, si sono accese le antenne della consapevolezza di essere al cospetto di una delle più belle storie d’amore, quelle che nascono “quando meno te l’aspetti” e, proprio perché impreviste, destinate a lasciare un segno indelebile. Quel momento dopo il quale nulla sarà più come prima. Mi sono domandata, leggendo tra le righe, chi sia il personaggio a fare sua la frase del titolo – io prima di te –, a segnare quell’ante quid/post quid della propria vita. Will e Louise rievocano diversi personaggi della storia della letteratura: “Non mi ero resa conto che la musica avesse il potere di liberare quello che tenevi imprigionato dentro di te, trasportandoti in luoghi che nemmeno il compositore aveva immaginato” dirà a un certo punto della storia Louise, dopo essere stata per la prima volta a un concerto di musica classica con Will. E lui, che la osserva sornione dinanzi a questa rivelazione, ricorda in maniera per nulla velata il professor Henry Higgins del Pigmalione di George Bernard Shaw, ostinato ad aprire la mente – “Coraggio, apri la mente” dirà più volte – a una Lou che si rifiuta di essere una novella Elisa Doolittle.

Se nell’opera di Shaw era stata una “scommessa” l’espediente che aveva legato i due protagonisti, l’aiutante di proppiana memoria che avvicina Will e Lou si chiama tetraplegia e ha colpito il giovane in seguito a un incidente, paralizzandolo dal collo in giù. La paralisi, la difficoltà ad “afferrare” la vita è, allora, il vero fondale in cui si muovono i protagonisti: Will, fisicamente bloccato a poco più di trent’anni e costretto a implodere in sé il desiderio di vivere; Louise, emotivamente bloccata in una vita che non riesce a spiccare il volo, paralizzata da preoccupazioni e senso del dovere che non accendono in lei il sogno.

Eros e thanatos, amore e morte, la pulsione di vita di entrambi si muove su binari paralleli. In questo cammino a due, Louise riscopre la voglia di vivere attraverso gli occhi di Will: “Qui sentivo il rumore dei miei pensieri – dice a un certo punto Louise –. Riuscivo quasi a udire i battiti del mio cuore. Con mia sorpresa, mi accorsi che mi piaceva parecchio”. Eros e thanatos, come la spirale del DNA, restano indissolubilmente legati fino all’ultima pagina e oltre, dopo la scelta di autodeterminarsi di Will e la necessità di Lou di iniziare a farlo. Sarà un esempio traumatico quello di Will, che decide di porre fine alla sua vita attraverso l’eutanasia – argomento trattato senza edulcorazioni, senza ricorrere a un sostegno a prescindere, lasciando spazio a interrogativi affettivi e morali – ma che non smette di accendere la vitalità in Louise, anche dopo la morte fisica di Will. Questo libro è il primo di una trilogia che, dopo il su citato Dopo di te, si conclude con Sono sempre io, capitolo in cui Jojo Moyes ci suggerisce che è arrivato il momento per Louis Clark di scoprire chi è davvero. E, tra le pagine del libro, il lettore si ritrova inevitabilmente a farle compagnia in un percorso di consapevolezza e di spinta alla vita.